lunedì 30 luglio 2007

tabelline


Ieri il monsone ha dato il meglio di se'. E mi ha beccato proprio sulla spiaggia di Chowpatty, dove gli indiani vanno a trascorrere la domenica, con giostre (fatte girare a mano), palloncini colorati, pannocchie. Tutti che corrono e si riparano sotto gli alberi, a fianco a fianco uno all'altro, stretti insieme a combattere inermi contro la pioggia.
Ma in compenso oggi ci ha risparmiato. Primo giorno con i bambini dei centri. Inizio a capire anche qualcosa di come funziona. Il centro della mattina e' a Worli, dentro il Nehru Planetarium. In pratica Akanksha ha chiesto vari spazi in tutta la citta', spazi inutilizzati ma dignitosi, dove si potesse fare lezione. Ogni centro impegna i bambini per mezza giornata (o mattino o pomeriggio). Questo e' nello scantinato del planetario, una specie di cantina ben addobbata con i disegni dei bambini. Arrivarci in bus vuol dire passare nel quartiere musulmano. Qui ci sono anche gli autoriscio', banditi nella parte coloniale della citta'. E anche le mucche, che a sud della stazione non si vedono (bandite anche loro?).
I bambini si dividono in piccoli gruppi. Io seguo uno che fa moltiplicazioni. Ci sono disparita' enormi fra loro: una ragazzina di 14 anni non sa le tabelline. Spara solo numeri a caso: 3 per 7? 56. Altri piu' giovani sono invece piu' avanti.
Altre due ragazze parlano solo inglese e tamil e sanno contare in tamil, sono da poco arrivate da Madras.
Nessuno, neanche i piu' bravi, ha capito (o semplicemente ha mai studiato) la proprieta' commutativa. Si soprendono e si esaltano quando gli faccio notare che 3 per 5 e 5 per 3 danno lo stesso risultato...
Hanno pero' tutti tanta tanta voglia di imparare e di comunicare. Quando esco, una delle insegnanti mi fa notare che dietro al planetario (costruzione tutta moderna con tanto di praticello all'inglese) inizia lo slum da dove vengono i bambini di questo centro, in effetti, non si vedeva, sembrava un cumulo di macerie abbandonate, invece quelle erano le case dei bambini...
Al pomeriggio invece sono in un centro ricavato in una delle scuole della zona "coloniale". Mentre i bambini ricchi escono, i meno ricchi hanno una stanzetta di fortuna a disposizione. Qui l'insegnante ha tutto un metodo diverso. E' una giovane, piena di energia, che urla sempre. Prevalentemente oggi fa inglese, leggono un brano da un giornale che quasi tutti gli italiani troverebbero difficile. A parte l'accento fortissimo, parlano tutti molto bene. Questi vengono da uno slum che ora e' stato raso al suolo, quindi prendono il treno per 40 minuti tutti i giorni. Sono piu' grandi di quelli di stamattina. Torno verso casa con tre di loro: Shyam, Ramiza e Maru, tutti di 15 anni, i piu' anziani del gruppo. Ramiza e' musulmana e prima di uscire si barda dentro un vestito nero con velo. Mi racconta che i suoi non volevano farla andare al centro ed e' stato molto problematico, e' solo quando l'insegnante e' andata a parlare con i suoi che hanno ceduto. Sua madre e' piu' giovane di me! Shyam e' un ragazzo che mi racconta come se niente fosse che suo padre ha ogni tipo di problema (dall'alcol a vari altri problemi) e che lui vorrebbe diventare una ragazza perche' si sente tale, solo che non puo' dirlo ai suoi perche' e' l'unico maschio. Poi prima di salutarci mi prega di tenere tutto per me e di non dirlo a nessuno. Certo, non lo vado mica a dire ai suoi. Mi chiedono quando torno, mi vogliono portare in giro a fare shopping la prossima volta. Dicono di stare attenta a me stessa quando vado in giro, preoccupati.
Alla fine sono sempre allo stesso punto: il loro essere gentili mi commuove fino al midollo, sembra sempre che siano gli altri ad aiutarmi in ogni momento. Ma questa non e' una questione di chi aiuta chi, di prendere e di dare (questo sistema di debiti e crediti proprio non mi piace)... e' forse solo di condividere qualche cosa, per un breve, brevissimo, momento, vivere e parlare insieme.

domenica 29 luglio 2007

2 rupie

Ieri sono andata a Colaba, la parte di Mumbai a sud, dove ci sono tutti i monumenti e di conseguenza tutte le guesthouse da Lonely Planet. Devo dire che ha il suo fascino: strade larghe, edifici come quelli di Londra, ma davanti una vegetazione tropicale che sarebbe difficile vedere in Inghilterra. Insomma, proprio "coloniale" al massimo. Pero' l'atmosfera e' diversa. Quella compassione che mi sembrava di vedere nelle persone nei miei confronti, qui non c'e'. Qui sono una turista come gli altri.
L'albergo in cui sono e' un albergo per indiani. Sono l'unica straniera e tutti mi trattano quindi con molta tenerezza. Basta abituarsi ai continui scatarramenti e poi ci si sente a casa. Ieri sera non avevo voglia di uscire e mi sono messa sul balcone dell'albergo, un signore anziano dell'albergo mi e' venuto a chiedere se volevo qualcosa, gli ho chiesto se mi poteva portare qualcosa da mangiare. Chicken sandwich? Dice. No, veg sandwich. Allora si illumina perche' ordino vegetariano. E anche un chai. Ci mette circa un'ora per procurarsi il sandwich e il chai. E dopo, un'altra ora per portarmi il conto: 38 rupie. Lascio 40 rupie e vado a dormire, nell'attesa e' venuto tardi. Dopo circa un'altra ora, gia' a letto, sento suonare alla porta della camera, un po' spaventata vado ad aprire: e' lui con le 2 rupie di resto! Mi aveva cercato ovunque e non mi trovava...

sabato 28 luglio 2007

SIM, monsone e tenerezza

Ieri primo giorno a Mumbai, veramente intensissimo. Eppure poi non e' che ho fatto granche'... non so se e' l'essere da sola oppure l'essere in India, o comunque le due cose messe insieme, fatto sta che ogni singola cosa assume un'intensita' particolare.
Ho un numero di cellulare indiano: 00 91 9987194797. Gia' comprare una SIM non e' stato facile. Il fatto e' che ci vuole una fotografia (oltre a 20 firme e fotocopie di passaporto e visto). Mi dicono di andare a farla in stazione e nella mia mente mi immagino le macchinette che fanno la foto, ma non ne vedo. Chiedo, nessuno lo sa, ma nessuno mi vuole neanche dire che non lo sa, quindi chiama qualche amico, mi manda da qualcun altro a chiedere, ferma un taxi e lo chiede all'autista. Fino a che compare la parola magica: STUDIO! Devo cercare un photo studio! E allora tutti capiscono, e' nella metropolitana, ed e' proprio uno studio fotografico, con luci, ombrelli e sfondi, specchi e un pettine un po' sdentato per farsi belli prima della foto!
Alla fine mi faccio le foto e ottengo quindi la SIM.
Il monsone. Non e' una cosa cosi' terribile. Vengono dei rovesci di pioggia fortissimi di circa mezz'ora, ma poi passano. Ci si puo' anche bagnare, tanto fa caldo... Ogni tanto esce anche il sole.
Ieri pomeriggio sono stata poi all'ufficio centrale di Akanksha, difficilissimo da trovare, se non si sa (e infatti ne' io ne' l'autista del taxi che mi ci ha portato lo sapevamo...) che e' dentro la Tata! Li' ho incontrato Suparna, la persona con cui ero in contatto, che io immaginavo una signora in sari sui 50 anni e invece e' piu' giovane di me, in jeans e canottiera. Bravissima ed efficientissima. Ho passato il pomeriggio con due social workers, con cui abbiamo fatto una serie di progetti per varie lezioni. Eravamo sempre tutti d'accordo, d'accordissimo, infatti io annuivo(come annuiamo noi) e uno dei due anche, ma come annuiscono gli indiani, scuotendo la testa da sinistra a destra e non dall'alto in basso (gesto che Pasolini descrive benissimo nell'Odore dell'India)... ma solo alla fine me ne sono accorta che annuivo nel verso sbagliato... deve essere stato bello da vedere. Comunque da lunedi' inizio ad andare da loro nei vari centri con i bambini.
Mi sembravano poche 60 rupie per il taxi (55 rupie=1 euro), figuriamoci le 4 che ho speso per il treno del ritorno. Questi famosi trani di Mumbai non sono poi cosi' tragici, ne' cosi' affollati. E poi c'e' la geniale invenzione delle "carrozze per signore" riservate alle donne, in modo che se sei una ragazza da sola vai li' e stai tranquilla. Sara' classista o cosa, ma e' utilissima.
Ma il senso piu' bello della giornata di ieri e' quello di compassione e di tenerezza che mi e' rimasto nelle persone che ho incontrato. Sguardi di rispetto e attenzione della gente che ho incontrato per strada, iniziative di aiuto nell'aiutarmi ad attraversare la strada (mica facile...), gente che mi chiedeva da dove venivo e mi diceva Hello, gente che mi indicava la via ed era contenta di essere stata utile. Chi ha detto che Mumbai e' una citta' senza cuore? Almeno in questi quartieri ne' commerciali ne' turistici, dove non si vedono tanti stranieri, l'atteggiamento e' mite e gentile.
Ma ora basta, meglio andare, in questo internet cafe si gela, c'e' l'aria condizionata a mille....

venerdì 27 luglio 2007

il primo da Mumbai

Eccomi a Mumbai! Il cielo e' nuvoloso, ma non piove. Fa caldo, ma non troppo. C'e' un casino per strada, ma tutto sommato e' meglio di Delhi. L'albergo non e' un 5 stelle, ma sono molto gentili e onesti. Dall'aeroporto fino al centro ho visto di tutto: edifici decadenti e grattacieli, cumuli di spazzatura con gente che ci frugava dentro, corvi e cani, taxi gialli e neri. Sempra piu' gentile di Delhi. O forse in qualche modo mi ci sono abituata nei vari viaggi.
Comunque sto bene, ho dormito qualche ora, ora mangio e poi vado all'ufficio di Akanksha dove mi aspettano verso le tre.

martedì 24 luglio 2007

il più grande

Sul sito di Repubblica (www.repubblica.it/2007/07/sezioni/esteri/mumbai/mumbai/mumbai.html) è apparso domenica un articolo su Dharavi, lo slum più grande di Mumbai, nonchè lo slum più grande dell'Asia e il secondo al mondo.
Come se si facesse una gara per chi è il più grande, per chi sta peggio, per chi è più povero.
E poi questi tristi primati sembrerebbero neanche essere troppo veri. Comunque interessante. Lo slum che non è solo un inferno di povertà, ma una fabbrica efficiente, produttiva, dove si rincorrono dei sogni.
Eppure per me tutto è ancora troppo letterario. Per me Mumbai è lo sfondo di molti, troppi, libri letti sull'India. Di cui, l'ultimo, proprio un libro dedicato alla città, Maximum city.
Ma quando un posto finisce di essere un luogo letterario e diventa reale? Quando ci si arriva pieni di mille idee e tutte vengono subito smentite? O quando ci si inizia a vivere sul serio? O solo nel ricordo, quando è possibile un certo distacco?
Si vedrà. Dopodomani si parte.

venerdì 20 luglio 2007

facce

Quando mi chiedono: "e tu cosa fai quest'estate?", aspettandosi una risposta spettacolare tipo "vado a fare trekking in Tibet" oppure "a fare la traversata del deserto del Gobi a dorso di cammello", è bellissimo vedere le facce. Le facce che fanno quando dico che andrò a Bombay (già un postaccio), starò un mese lì e lavorerò con i bambini degli slum. Con tutti indiani e neanche un occidentale. Con il monsone.
Più o meno tutti dicono: Ah, bello... Ma la faccia tradisce in modo troppo evidente cosa pensano: ma tu sei pazza.
Però è divertente. Essere pazzi, intendo.

giovedì 19 luglio 2007

meno sette

Tra una settimana parto per l'India, per Mumbai, la vecchia Bombay, la capitale commerciale dell'India, la città-mostro dell'estrema ricchezza e dell'estrema povertà.
Vado presso Akanksha, un'associazione che si occupa dei bambini degli slum, le grandi baraccopoli in cui abita la metà della popolazione della città. Solo un mese, ma loro sono tutti indiani e questo mi entusiasma...
Con l'India ho un conto aperto, iniziato anni fa. Che è destinato a restare tale.
Ma a Mumbai non ci sono ancora stata. Devo andarci dentro, dentro a Mumbai, dentro a questa storia dell'India e dentro al dubbio se serva veramente fare qualcosa per gli altri.
Apro oggi questo blog. Per raccontare e tenere i contatti con amici e parenti. Per raccontare ad amici curiosi e tenere i contatti con i parenti un po' preoccupati. Per raccontare questa storia che non so neanche io da dove inizia ma che spero alla fine porti dritti lì. Lì dentro.