mercoledì 17 novembre 2010

tre anni dopo

Agosto 2010. Torno a Bombay dopo tre anni, dopo tre anni dall'ultimo post di questo blog.
Dopo un sogno non realizzato: avrei dovuto tornare prima e molto più a lungo.
E ne scrivo solo ora, di nuovo ritornata in Italia, dopo tre mesi. Ora che mi sembra di avere qualche cosa da scrivere.

Stesso albergo. Stessi ristoranti in cui mangiare la sera. Stessa trafila incredibile per avere una SIM. Stessa sporcizia e stesso caos. Stessi autobus e treni. Stessa umanità e stessa mancanza di umanità.
Stessa strada per andare a quella che avevo battezzato la "scuola coloniale", dove si tengono le lezioni di uno dei vari centri di Akanksha. Stessa insegnante, Anjali.

L'aula è cambiata, ora sono a pianterreno, all'aperto, accanto al campo di calcio.
I ragazzi sono cambiati, totalmente. Sono cresciuti, ormai sono grandissimi. Passare da 12 a 15 anni significa diventare altre persone. Passare da 14 a 17 diventare adulti.
Ora tutti parlano inglese senza esitazione. Tutti sanno bene che cosa faranno.
Questo è il centro di Akanksha dove vengono i ragazzini più grandi, rispetto ad altri centri. Ragazzini che hanno iniziato il loro percorso anche 10 anni fa.

Di nuovo, racconto di me.
Di nuovo, raccontano di loro.

Loro hanno bisogno di Akanksha, ma non più per molto, ormai sono quasi alla fine del percorso che, da bambini analfabeti cresciuti fra la sporcizia degli slum, li ha portati alla fine del percorso di studi, insegnando non solo inglese o matematica, ma anche una certa consapevolezza.
Alcuni laborano già, altri lo faranno, alcuni si sono addirittura iscritti al college.
Quando loro finiranno, altri bambini più piccoli entreranno al loro posto e dovranno fare tutto questo percorso.
Proprio perché insegnanti e volontari di Akanksha hanno fatto egregiamente il loro lavoro, ormai loro non hanno quasi più bisogno di Akanksha.

Tanto meno non hanno bisogno di me.
Io ho avuto bisogno di loro, io avevo bisogno di loro, disperato bisogno. Ora, finalmente, non ce l'ho più. Continuerò a tornare in India, a tornare a Bombay, a tornare da loro, ogni volta che posso. Continuerò a fare donazioni per Natale, a tenere i contatti con Anjali o con Suparna.

Ma, per fortuna, non ho più bisogno di loro.
Questa volta sì, questa volta, ora sì che possiamo costruire qualcosa.