sabato 28 luglio 2007

SIM, monsone e tenerezza

Ieri primo giorno a Mumbai, veramente intensissimo. Eppure poi non e' che ho fatto granche'... non so se e' l'essere da sola oppure l'essere in India, o comunque le due cose messe insieme, fatto sta che ogni singola cosa assume un'intensita' particolare.
Ho un numero di cellulare indiano: 00 91 9987194797. Gia' comprare una SIM non e' stato facile. Il fatto e' che ci vuole una fotografia (oltre a 20 firme e fotocopie di passaporto e visto). Mi dicono di andare a farla in stazione e nella mia mente mi immagino le macchinette che fanno la foto, ma non ne vedo. Chiedo, nessuno lo sa, ma nessuno mi vuole neanche dire che non lo sa, quindi chiama qualche amico, mi manda da qualcun altro a chiedere, ferma un taxi e lo chiede all'autista. Fino a che compare la parola magica: STUDIO! Devo cercare un photo studio! E allora tutti capiscono, e' nella metropolitana, ed e' proprio uno studio fotografico, con luci, ombrelli e sfondi, specchi e un pettine un po' sdentato per farsi belli prima della foto!
Alla fine mi faccio le foto e ottengo quindi la SIM.
Il monsone. Non e' una cosa cosi' terribile. Vengono dei rovesci di pioggia fortissimi di circa mezz'ora, ma poi passano. Ci si puo' anche bagnare, tanto fa caldo... Ogni tanto esce anche il sole.
Ieri pomeriggio sono stata poi all'ufficio centrale di Akanksha, difficilissimo da trovare, se non si sa (e infatti ne' io ne' l'autista del taxi che mi ci ha portato lo sapevamo...) che e' dentro la Tata! Li' ho incontrato Suparna, la persona con cui ero in contatto, che io immaginavo una signora in sari sui 50 anni e invece e' piu' giovane di me, in jeans e canottiera. Bravissima ed efficientissima. Ho passato il pomeriggio con due social workers, con cui abbiamo fatto una serie di progetti per varie lezioni. Eravamo sempre tutti d'accordo, d'accordissimo, infatti io annuivo(come annuiamo noi) e uno dei due anche, ma come annuiscono gli indiani, scuotendo la testa da sinistra a destra e non dall'alto in basso (gesto che Pasolini descrive benissimo nell'Odore dell'India)... ma solo alla fine me ne sono accorta che annuivo nel verso sbagliato... deve essere stato bello da vedere. Comunque da lunedi' inizio ad andare da loro nei vari centri con i bambini.
Mi sembravano poche 60 rupie per il taxi (55 rupie=1 euro), figuriamoci le 4 che ho speso per il treno del ritorno. Questi famosi trani di Mumbai non sono poi cosi' tragici, ne' cosi' affollati. E poi c'e' la geniale invenzione delle "carrozze per signore" riservate alle donne, in modo che se sei una ragazza da sola vai li' e stai tranquilla. Sara' classista o cosa, ma e' utilissima.
Ma il senso piu' bello della giornata di ieri e' quello di compassione e di tenerezza che mi e' rimasto nelle persone che ho incontrato. Sguardi di rispetto e attenzione della gente che ho incontrato per strada, iniziative di aiuto nell'aiutarmi ad attraversare la strada (mica facile...), gente che mi chiedeva da dove venivo e mi diceva Hello, gente che mi indicava la via ed era contenta di essere stata utile. Chi ha detto che Mumbai e' una citta' senza cuore? Almeno in questi quartieri ne' commerciali ne' turistici, dove non si vedono tanti stranieri, l'atteggiamento e' mite e gentile.
Ma ora basta, meglio andare, in questo internet cafe si gela, c'e' l'aria condizionata a mille....

2 commenti:

Anna ha detto...

Che belle parole pe una città, compassione e tenerezza. Non ci si riflette mai abbastanza sul sentimento della compassione. Eppure la si prova per i più deboli, gli sfortunati, quelli che fanno tenerezza e pietà. Ma anche per quelli che urlano e gridano parole e odio. Parole che vogliono ferire e lasciano solo sentimenti di compassione. Di pietà per una vita piena di rancore. Avvelenata.
Gli slum delle periferie dell'animo umano, quelle che ti dicevo nel mio primo post. Baraccopoli di dolore, tutte chiuse ne cuore, difficile liberarsene. Difficili anche da scoprire, sissi principessa. A volte te le trovi per le mani e non sai cosa farne. Ti sorprendono, e ti danno la dimensione del disagio, e allora è davvero difficile fare qualcosa. Anche solo tendee una mano. Meglio la compassione e lasciarsi scivolare addosso il male degli altri.
Sempre nuove consapevolezze, nei viaggi dentro i dolori altrui.
Vivi con pienezza e con compassione sempre , ma anche con acutezza e con l'intelligenza che ti è propria.
Sei stata fortunata ad avere tutto quello che hai avuto ed ora rendi, a chi lo è stato molto meno di te. Questo ti fa solo onore.
Bello leggerti e bello scriverti.
Qui ti pensiamo. In tanti e multiformi ..sensi.
Un bacio, abbi sempre cura di te, riguardati. anna

sifirit ha detto...

ciao tata,
andare a mumbai e trovare un'altra "tata"! l'istituto di scienze sociali?..un quartiere?..una fabbrica di automobili?..
oppure il fastidio dell'aria condizionata dopo la secchiata del monsone? i treni femmina e le striscie pedonali fatte di accompagnotori? il si che è un no e viceversa? oppure Suparna in jeans e canottiera? o quei bambini che non hai ancora incontrato?

l'altra tata!
tvb papì