mercoledì 5 settembre 2007

il problema di Ramiza

Al centro nella scuola coloniale una volta alla settimana si fa un gioco. In realta' e' un gioco serio. Si pesca un bigliettino da una scatola e lo si legge. Sopra c'e' scritto un problema che uno dei ragazzi ha scritto durante la settimana, il suo problema, e si discute insieme come risolverlo.
Ovvero, quando uno ha un problema lo scrive su un foglio e lo mette in una scatola. Prima o poi verra' pescato, letto e discusso.
Il problema di questa settimana e': vorrei andare in una certa scuola ma non ho i soldi per iscrivermi. I miei genitori non hanno i soldi ma comunque a loro non interessa che io vada a scuola.
Ed ecco che il problema e' sempre quello: i soldi. Va detto che questo della scuola e' un problema serio: c'e' un proliferare di scuole private per i nuovi ricchi, che chiedono tasse di iscrizione sempre piu' alte. La scuola pubblica invece e' allo sfascio e gli investimenti del governo sono rivolti unicamente a sovvenzionare le scuole private . Ma come fanno i bambini dello slum a pagarsi una scuola privata? Non hanno neanche l'acqua corrente e il bagno.
Per fortuna che per alcuni di loro ci sono associazioni come Akanksha.
Ma come fare con chi ha scritto il bigliettino? I ragazzi suggeriscono di guadagnare un po' di soldi facendo dei lavoretti: andando a prendere l'acqua per chi ne ha bisogno (appunto, l'acqua corrente non c'e'), tenere i bambini di altre famiglie, andare a fare la spesa per altre persone. Tutti i lavori sono dignitosi. Ma basteranno i pochi soldi cosi' guadagnati?, mi chiedo io.

A distanza di giorni capisco poi, o meglio, mi fa capire, che e' Ramiza, la ragazza musulmana mia amica che ha scritto questo biglietto. Le consiglio di parlarne esplicitamente con Anjali, l'insegnante, ma lei non vuole. Mi dice che non le interessa niente altro che studiare seriamente, niente ragazzi o distrazioni, ma i suoi non vogliono che studi, i soldi spesi negli studi sono soldi persi.

Devo frenare il mio spirito umanitario e convincermi che dirle "te la pago io, la scuola", non e' una soluzione. Non e' neanche una soluzione farla venire a studiare in Italia: come corre veloce l'immaginazione...
Primo perche' lei non accetterebbe, secondo perche' causerei tensioni con i suoi, che neanche volevano che fosse nel programma di Akanksha e che quei soldi li spenderebbero volentieri in qualcos'altro. E poi, lei non vuole andare via dalla sua famiglia, nonostante abbia evidenti problemi con i suoi, e' legatissima a loro. E poi, tutti gli altri? Non sarebbero discriminati? Non e' l'unica ad avere grandi sogni: chi vuole fare il medico, chi l'ingegnere, chi l'insegnante.

Che fare? La mia soluzione non e' migliore di quella proposta dai ragazzi con il gioco dei bigliettini: loro conoscono la situazione meglio di me.

Io sono tornata a casa senza aver risolto questo e altri problemi. Loro sono laggiu' che cercano di risolverli, giorno dopo giorno, bigliettino dopo bigliettino.

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