mercoledì 5 settembre 2007

inhuman

Uno dei programmi dei centri di Akanksha, a parte le lezioni di inglese e matematica, è quello del cosidetto empowerment. Ovvero insegnare ai bambini ad acquistare una consapevolezza della loro condizione, a diventare autonomi e responsabili.
Dentro l'empowerment ci stanno molte cose, portate avanti dai social worker di Akanksha, che girano i vari centri di Mumbai. Più o meno in ogni centro si tiene una sessione di empowerment una volta alla settimana oppure ogni 15 giorni. Si parla di igiene, educazione sessuale, di droga e alcol (problemi diffusi negli slum), di risoluzione dei conflitti, di discriminazioni (di casta, di genere, economica), dell'importanza dell'istruzione, della dignità di ogni tipo di lavoro onesto, ma anche di ricchezza e povertà in questa nuova India neoliberista.
All'interno di questo programma, un giorno all'istituto dei ciechi Ragini fa leggere un brano ai ragazzi che parla dei contrasti dell'India, in cui convivono estrema povertà e ricchezza sfrenata. Ci sono persone che vivono per strada, mangiano (se mangiano) raccogliendo dei rifiuti e accanto ci sono miliardari che vivono nel lusso, danno ricevimenti e cene per migliaia di persone i cui soli avanzi basterebbero per sfamare centinaia di persone al giorno, dice il brano. "Lavish riches and inhuman poverty".
Questa parola mi rimane impressa: ihnuman, disumana. Tornerà fuori durante il mio ultimo giorno a Mumbai, in modo evidente, dirompente, inarrestabile. Non c'è parola migliore forse per definire queste disuguaglianze al limite della crudeltà, questa mancanza di umanità.
Umanità che d'altro canto spesso si legge sulle facce dei più poveri, nel loro essere miti e non ribellarsi, nei loro sguardi pieni di (troppo?) rispetto e compassione. Un tempo la chiamavo rassegnazione, ma ora ho una parola migliore: accettazione. Rassegnazione è un concetto occidentale: significa che si ci è fatti una ragione, che si è cercato di cambiare ma che non se ne è riusciti. Vuol dire che si sa che ciò è sbagliato, ma è così e non c'è niente da fare. Ma per gli indiani non è così. Non è questione di giusto o sbagliato, non si pone il problema. E' così e va accettato.
E' disumana la richezza sperperata dai più ricchi, assolutamente inhuman. Ma anche questa accettazione da parte dei più poveri, io non riesco ad accettarla.

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