martedì 24 luglio 2007

il più grande

Sul sito di Repubblica (www.repubblica.it/2007/07/sezioni/esteri/mumbai/mumbai/mumbai.html) è apparso domenica un articolo su Dharavi, lo slum più grande di Mumbai, nonchè lo slum più grande dell'Asia e il secondo al mondo.
Come se si facesse una gara per chi è il più grande, per chi sta peggio, per chi è più povero.
E poi questi tristi primati sembrerebbero neanche essere troppo veri. Comunque interessante. Lo slum che non è solo un inferno di povertà, ma una fabbrica efficiente, produttiva, dove si rincorrono dei sogni.
Eppure per me tutto è ancora troppo letterario. Per me Mumbai è lo sfondo di molti, troppi, libri letti sull'India. Di cui, l'ultimo, proprio un libro dedicato alla città, Maximum city.
Ma quando un posto finisce di essere un luogo letterario e diventa reale? Quando ci si arriva pieni di mille idee e tutte vengono subito smentite? O quando ci si inizia a vivere sul serio? O solo nel ricordo, quando è possibile un certo distacco?
Si vedrà. Dopodomani si parte.

1 commento:

Anna ha detto...

Non quando ci sarai. E neppure quando lo ricorderai. Lo vivrai solo quando ti troverai a mediare con te stessa, tra quella che sei e quella che vorresti essere, cercando di capirti "attraverso" un luogo, un'esperienza, una realtà neppure poi così aliena. Non diversa dalle nostre periferie "dolorose", certamente più esotica. Solo apparentemente più agghiacciante. Mumbai farà qualcosa per te, più di quanto ti possa fare per lei. La battaglia sarà dentro di te, per comprendere, accettare, cercare di toglierti le pelli di serpente di quella che sei ed avviarti ad ...intravedere quella che ..sarai.Se questo accadrà il tuo viaggio sarà un vero viaggio, ...dentro e ...fuori di te.
Fregatene delle facce degli altri. Le farebbero comunque: se andassi a portocervo con le veline e i calciatori ...una parte del tuo mondo farebbe le "facce". Tanto per banalizzare.
Io credo che i sogni vadano sognati e resi reali. E non bisogna mai smettere di farne d nuovi....sogno anch'io, sempre, che ..qualcosa cambi, non importa cosa, ognuno ha i suoi ..di sogni, di speranze, di mete da raggiungere.
Le"facce" sono il risultato della paura dell'ignoto, della paura dello sporco, della malattia, della paura della sofferenza altrui. Che, troppo spesso, rispecchia la nostra.
E il concetto di vacanza è, ineludibilmente legato alla gioia e al godimento. Stronzate.
Forse al riposo, questo si, ma tu sei giovane e forte. Del resto anche io trascinai tuo padre in Senegal dietro ai miei progetti unicef: una delle nostre più belle ...vacanze!
Vai e fai. Vai e conosci te stessa in quel mondo. Vai , ma ricorda che possono soffrire ( e anche molto) quelli che ti stanno più vicini. Magari non la fame fisica o il disagio dei poveri del mondo, ma c'è una fame affettiva e relazionale sofferta anche in chi ti sta seduto accanto ..quotidianamente.
Abbi cura della tua pelle ..fisica e della tua salute. Della tua incolumità, della tua vita tutta.
Per noi che siamo qui...lo sai..sei più che preziosa.
Fai buon viaggio e scrivi il più possibile. Pensa ai tuoi genitori e non lesinare un cenno di "sono qui, tutto ok!". Quando e se avrai figli , poi, lo capirai. Ora non puoi.
bella idea il blog! lo abbiamo fatto anche io e chiara , più d'uno. Il problema è solo...non scrivere idiozie. Come nella maggior parte dei blog. Ma il tuo sarà spesso, denso. Lo sento.
baci.
Anna