lunedì 27 agosto 2007

gerarchie

Se i primi giorni mi sembrava che i bambini di Akanksha fossero gli ultimi della terra, pian piano ho capito che loro sono gia' fortunati. Sicuramente sono fortunati per il fatto che sono stati inseriti nel programma di scolarizzazione e che, anche se alla sera tornano allo squallore dello slum, di giorno stanno in strutture dignitose e sono seguiti da persone che tengono a loro. Hanno la speranza. Il che e' sicuramente una testimonianza che quello che fanno le insegnanti e i volontari di Akaknsha funziona.
Ma ci sono anche altre realta'. E c'e' tutta una gerarchia di disperati: anche fra i poveri c'e' chi sta meglio e chi sta peggio. Nello slum ci sono vari tipi di baracche, che corrispondono a una gerarchia di ricchezza e poverta'. I piu' fortunati hanno una catapecchia di cemento, magari con i tetto di lamiera, ma per lo meno e' qualcosa di solido. Poi c'e' chi ha la lamiera in tutto e per tutto. E ci sono anche vari tipi di lamiere, piu' nuove o piu' arrugginite, in un unico pezzo o in piu' pezzi. Dopo la lamiera c'e' il telo. Anche qui, con una gerarchia di teli: piu' o meno impermeabile, piu' o meno sollevato da terra, piu' o meno grande. Sotto il telo poi, c'e' chi ha di piu' e chi ha di meno, chi ha il fornelletto per cucinare e chi no. C'e' poi chi per tetto ha solo i ponti. Un uomo vicino al mio albergo vive sotto un ponte, ha portato li' un divano e si e' fatto un salotto all'aperto.
E poi c'e' chi dorme sotto i ponti, ma non ha niente.
Confronto a questi anche i bambini di Akanksha sono fortunati. E "noi", allora?

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